/Capitolo I/
Mi spazzolo i capelli, fissando il mio viso
riflesso nello specchio, e sento che forse ha ragione mia madre, non potrò mai
essere più bella di così, perché sono giovane, perché ho
ancora i miei sogni a cui aggrapparmi, perché
ho solo diciotto anni e niente mi
ha davvero fatto così male, male al punto da distruggermi. Occhi grandi, verdi
che sfiorano l’azzurro e giocano con pagliuzze giallastre, un viso a cuore,
zigomi pronunciati, una chioma di capelli biondi che s’increspa al volere del
vento. Dovrei essere felice, eppure sento, percepisco che manca qualcosa e
questo vuoto mi devasta dentro, inghiottisce la mia anima e non la lascia
andare. Indosso il vestito per la festa, lungo di un rosa tenue che mi
accarezza la pelle abbronzata. Sembro un’altra. E’ il mio primo abito lungo, la
mia prima vera festa. Sorrido, faccio una giravolta e m’intravedo nello
specchio, giovane donna innamorata o bambina fragile, impaurita, non ha
importanza.
Quando arrivo alla festa sono emozionata, quasi
euforica, riesco a malapena a camminare da quanto sono alti i tacchi, ma fingo
disinvoltura e bacio la mia amica. Le faccio gli auguri, lei mi sorride e mi
chiede come sono andate le vacanze, sto per rispondere, quando d’un tratto alzo
lo sguardo ed è un attimo. Qualcosa si muove piano nel mio corpo, qualcosa di
caldo che vorrei uccidere, soffocare, trascinare giù, dove nessuno lo potrebbe
trovare. Mi sfioro distrattamente i capelli, abbasso lo sguardo e sento il suo
su di me. E’ come una calamita fra di noi, la cosa stupida è che ci attiriamo
solo nei momenti sbagliati e mai per bene, mai seguendo le regole o le
aspettative. E’ lì, in piedi davanti a me e ho paura ad alzare lo sguardo ed
incontrare il suo. Paura che lui possa leggere nei miei occhi quello che tento
di nascondere dietro il trucco e sotto quest’ammasso di capelli biondi. Ho
paura che possa portarmi via il verde
che questi miei occhi hanno. Ho paura che abbia ancora con se quella strana
magia, quell’insana voglia di farmi del male. Credevo che l’amore non fosse così
potente, che lasciasse lo spazio per essere felici, e invece no. L’amore fa
mancare il fiato, t’investe senza colpe, ti ammazza lasciandoti il cuore
aperto, spalancato, abbandonato ad un dolore lamentoso e struggente.
A cena nemmeno ci sediamo vicini, tra di noi
gente che nemmeno si cura di quello che mi succede, di quello che sento dentro,
solo la mia migliore amica, Anna,se ne accorge. Mi chiede se sto bene e io la
guardo. La conosco da tutta la vita ed entrambe sappiamo la risposta. No, non
sto per niente bene, ma siamo ad una festa, è estate, e se lo ammettessi
sarebbe lui ad averla vinta. Sorrido e annuisco “Certo”
Ballo con lei cercando di non pensare troppo a
lui, poi però finita la festa decidiamo tutti insieme di farci un giro. Siamo
una decina, commino per la strada stretta cercando di non cadere e non
calpestarmi il vestito, Luca, un amico, mi aiuta e mi racconta delle sua vacanza
con la sua ragazza. Marco ci rincorre. Mi prende per mano e mi sorride e io
piccola bambina sperduta vorrei morire, sento le ginocchia cedermi. Lo fisso,
fingendo indifferenza “Che vuoi?”
Lui ride “Parlare con te” Fa cenno a Luca di
lasciarci soli e lui lo asseconda.
“Perché mi eviti?”Mi chiede subito, con quella
sua smorfia beffarda, quella che più odio, che detesto con tutto il cuore.
“Non lo sto facendo”Rispondo quasi in un
sussurro. E’ in momenti come questi che vorrei avere la risposta giusta, quella
provocatoria che centra il bersaglio.
Alcuni ragazzi ci raggiungono, Anna mi prende per
mano e mi pota lontano da lui. Saliamo in auto, Marco non è con noi. Nico, il
fidanzato delle festeggiata alza la musica, abbassa i finestrini e l’aria s’insinua
tra i miei capelli, mi accarezza il viso. Socchiudo gli occhi. Amo i luoghi
dove sono cresciuta, c’è qualcosa che mi fa sussultare in tutto ciò, amo le
sere d’estate che profumano d’erba tagliata e di granoturco, la campagna che
nasconde segreti ed amori. Amo Marco che mi nasconde sempre ogni pensiero, ogni
sentimento. Solo un bacio tra di noi, mesi fa. Un bacio sottile e morbido,
bagnato dalla musica e dalle stelle, sguardi che s’intrecciano, mani che si
sfiorano, stavamo rubando qualcosa alla vita di altri. Un bacio e poi il nulla,
il vuoto, un precipizio in cui a volta credo ancora di cadere.
Arriviamo nella casa di campagna di un amico,
scavalchiamo l’enorme cancello in ferro battuto, i suoi nonni sono al mare, e i
suoi genitori in città. I ragazzi corrono a buttarsi in acqua, liberandosi di
giacca e camicia. Noi ragazze rimaniamo indietro, ci spogliamo lentamente,
vergognandoci della biancheria o poco sicure dei nostri corpi. Marco mi pizzica
il braccio. “Ti butti o no?”
Annuisco e mi sento così stupida, incapace di
reagire, di parlare.
Mi tuffo nell’acqua con le mie tre amiche.
Nuotiamo un po’, qualcuno sta sul bordo a fumare una sigaretta, altri bevono
della birra io rimango in acqua a galleggiare e a guardare il cielo pieno di
stelle.
Ma noi non siamo come le stelle; noi non
riusciamo a scivolare via, a confonderci nel blu del cielo, perché tentiamo di
aggrapparci a qualche filo invisibile che però crediamo, anche solo per un
momento, di vedere. Mi piacerebbe saper scivolare, essere capace di chiudere
gli occhi e lanciarmi. Però è difficile tuffarsi, lasciarsi accarezzare dal
vento e finire chissà dove nel buio della notte, dopo un tragitto breve ma
luminoso, che ha tagliato l’oscurità in due, che ha squarciato il nero e la paura.
Socchiudo gli occhi e delle mani mi sfiorano il ventre, sento la sua voce che
cavalca l’aria calda e arriva fino a me. I nostri corpi sono vicini, lo guardo
e sorrido. Lui fa lo stesso. Vorrei dirgli tante cose, vorrei scuoterlo e
chiedergli il perché di quel bacio, il perché di tutto e invece non faccio
altro che rimanere a guardare la mia dignità essere fatta a pezzi dai suoi modi
arroganti. Mi sfiora una guancia e si avvicina. Respiro il suo profumo, respiro
la sua pelle e la sua anima, vorrei avere la forza di resistere, perché ogni
volta che lui entra nella mia vita fa confusione, fa rumore e distrugge ogni
cosa. Mi bacia, ma questa volta in modo diverso, con più slancio, con più
sentimento. Eppure sento che siamo diversi, siamo distanti, anche ora, due
estranei che infondo sono legati. Ma in quel
momento sono felice, mi sento completa e so che non potrò mai essere
meglio di così.
L'amore è difficile e a volte anzi molto spesso ti lacera dentro. Mi trovo nella medesima situazione della protagonista di questa storia e spero che lui venga da me un giorno dicendomi: "scusa se ti ho fatto aspettare, sono qui adesso". Non so come andranno le cose ma grazie a te beatrice non mi sento sola.
RispondiEliminaCiao vanessa! A volte ti capita di amare una persona sbagliata, e più ti rendi conto di quanto non sia fatta per te, più ne sei pazza, è come un circolo vizioso. Sono stata innamorato di questa persona per più di un anno, e seppur soffrendo moltissimo, alla fine ho capito molte cose, prima di tutte che non volevo essere la persona che mi ero costretta ad essere a causa sua, ma rifarei tutto. Spero che la tua storia abbia un meraviglioso lieto fine, te lo auguro con tutto il cuore. Un bacio
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