Giovanni le fa uno squillo al cellulare, lei scende di corsa
le scale.
Apre il portone e lo vede, sta lì in piedi, con un sorriso
dolce sulla faccia, gli occhi scuri e le sopracciglia folte, ha quasi un
aspetto buffo, con quei suoi capelli scompigliati, eppure qualcosa in lui
l’attira come una calamita.
Si salutano e rimangono in silenzio forse leggermente
imbarazzati, camminano un po’ per le vie del centro, prendono un gelato, Camilla
gli racconta di quella volta in cui un bambino alla sua festa le ha sporcato
tutto il vestino facendole cadere addosso il gelato.
“Penso di non averlo mai perdonato”Mormora lei, Giovanni la
guarda e scoppia e ridere “Sei tutta sporca di cioccolato, Camilla è proprio
una pasticciona”
Ridono, poi riprendono a camminare, Camilla non ha mai
camminato così tanto in vita sua e ma le piace stare con lui, perché può essere
se stessa, non si deve sforzare, sembra una cosa banale, un requisito scontato,
ma per la bambina che doveva avere un media impeccabile a scuola, non doveva
sporcarsi con il gelato, o la ragazzina che doveva diventare un avvocato
brillante ed affermato come il padre, poter essere felice, spensierata, anche
solo per un pomeriggio significa sentirsi addosso i suoi quindici anni e stare
bene.
Poi Giovanni la riaccompagna a casa, la saluta con un gesto
frettoloso e un po’ lei ci rimane male, si sente come delusa, ma lui è timido,
insicuro, e non avrebbe mai osato andare oltre, perché nella sua testa, quella
ragazzina dall’aria trasognante è troppo per lui.
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