20 novembre 2013
Camilla è in camera sua, studia svogliata le pagine di un
libro immenso; non le interessa diventare avvocato, anche se per un breve
momento, aveva deciso di accontentare suo padre e si era iscritta quasi subito
all’università, a giurisprudenza, così che poi non ci avrebbe più pensato e non avrebbe
potuto tornare indietro.
L’accademia delle belle arti l’aveva accetta, ma ai suoi non
aveva detto nulla.
Per suo padre sarebbe diventata una di quelle pittrici che
stanno per strada a fare i ritratti ai turisti, per sua madre sarebbe diventata
una drogata. Era qualcosa di troppo difficile da spiegare.
Squilla il telefono ed è Clara, le dice che esce con Davide
quella sera, ma che se lei ha voglia di uscire gli da buca. Camilla ride “Non
preoccuparti, mi faccio una doccia e filo a letto”
Si salutano e mentre Camilla attacca e qualcosa attira la sua
attenzione, una fotografia, che è lì da anni, ma oggi ha un valore diversi,
oggi è uno di quei giorni in cui una sensazione strana, una malinconia
autentica si trascina fino a sera e la rende debole, vulnerabile, fragile.
La sfila dalla cornice e la fissa per un momento.
Vede una ragazzina con gli occhi grandi, un sorriso enorme,
i capelli sciolti, mossi da un vento caldo, l’odore del mare sulla pelle e le
mani di Giovanni che le sfiorano le spalle, lui se ne sta vicino, accanto a
lei, con i capelli perennemente scompigliati, le labbra poggiate sulla sua
spalla.
Era una domenica di Agosto, e loro dopo due mesi non stavano
insieme, uscivano, ma erano solo amici.
Era strano Giovanni, si era strano perché aspettava per fare
qualsiasi cosa, aspettava e la rispettava, anche se in cuor suo forse avrebbe
voluto stringerla a se, non si permetteva mai di farlo, perché Camilla avrebbe
potuto divincolarsi, Camilla avrebbe potuto andarsene.
Ma quel giorno al mare era stato diverso…
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