23 novembre 2013

Un giorno ancora

                              
/Capitolo VI/
Poi succede più spesso, quasi ogni sera. La scena si ripete puntuale, io che piango e Riccardo che mi porta via, che mi permette di fuggire da quel mio amore malato e malsano. Ci sono momenti in cui gli sono grata, altri in cui vorrei affrontare la mia vita, senza che arrivi lui a salvarmi. Una sera mi porta vicino al fiume, accendiamo un falò e beviamo da una bottiglia di vodka alla menta. Dopo qualche sorso siamo meravigliosamente brilli, siamo brilli di quell’ubriachezza che fa ammettere le colpe e confidare i più intimi segreti, un’ubriachezza malinconica ma coraggiosa,  e così decidiamo di bruciare ciò che ci va stretto, ciò che non vogliamo più con noi.
All’inizio è un gioco, gettiamo bigliettini o vecchie tessere della palestra che non avremmo più usato comunque. Poi con l’alcol che scherza con la mia mente e la testa che inizia a girare, mi metto a gridare che l’unica cosa che veramente vorrei levarmi di dosso è Marco e inizio a piangere e ho freddo e ho paura. Riccardo mi abbraccia e mi supplica di essere forte, mi giura che guarirò e allora lo guardo negli occhi, dura una frazione di secondo e per la prima volta intravedo qualcosa che avevo sempre ignorato, qualcosa che mi fa sussultare e tremare allo stesso tempo. Riccardo mi scosta una ciocca di capelli dal viso, io socchiudo gli occhi, non so cosa voglio, non so cosa fare, non so niente.
Succede velocemente, appoggia le sue labbra sulle mie e mi sento tremare.
In un momento non ho più certezze eppure sono nel posto giusto al momento giusto e questa consapevolezza mi colma il cuore e lo fa traboccare di qualcosa di dolce, di caldo che mi riempie tutta, che mi rende felice.
Rimaniamo abbracciati, in silenzio. Poi Riccardo bacia la mia spalla e io rido.
Rido tanto, come non mi era mai successo, rido e piango, e forse sono matta o ubriaca, ma qualcosa mi pizzica e mi colma completamente.
Dormiamo nel suo appartamento quella notte.
Rimaniamo nel letto a fissarci per ore, poi quando inizia a fare giorno, mi addormento con l’immagine del viso di Riccardo vicino al mio, bagnato dai primi raggi di quel sole autunnale e mi sembra di sfiorarlo, mi sembra di non aver mai visto nulla di così rassicurante, di così dolce.

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